Il prossimo 2 luglio verrà inaugurata nelle sale del Maschio Angioino la mostra antologica di Sergio Sorgini artista romano che vive e lavora a Verona, curata da Franco Riccardo promossa dall'ass. alla cultura del comune di Napoli. e organizzata dalla Effeerre edizioni
Percorrendo una ricerca declinata attraverso l'arte grafica, pittorica e sculturea, Sorgini consolida e rinnova un linguaggio artistico e figurativo che si iscrive all'interno di un felice e fecondo solco culturale. Il corpus delle opere esposto propone una selezione dell'intensa e molteplice attività svolta dal maestro dal secondo dopoguerra ad oggi. Un percorso che affonda le sue origini negli anni Cinquanta con l'attività grafica, declinata prima nel fumetto ("il Vittorioso", "il Giornalino" e "l'Intrepido") e poi nell'attività di cartellonista pubblicitario per alcune case di produzione cinematografica americane (Universal, Paramount, Metro Golden Mayer) e, infine, negli anni Sessanta, nell'illustrazione di libri per ragazzi (per la casa editrice "La Scuola").
I successivi lavori pittorici, come pure le chine e i più recenti pastelli, sono segnati da un tratto potente che definisce forme poderose. Abbandonata ogni suggestione metafisica dei decenni precedenti, le monumentali figure femminile, protagoniste della sua più attuale ricerca pittorica e scultorea, si rivelano improvvise suggestioni emotive che rinviano a profonde stratificazioni di senso. Fiere e maestose le donne di Sorgini si impongono per le loro qualità atemporali e astratte, che ne fanno emblemi ed esempi di fierezza e forza. Si tratta di donne la cui sessualità, mai seducente ed erotica, viene privata di qualsiasi compiacimento estetico per far riferimento esclusivamente alle potenzialità generatrici e di nutrimento che la contraddistinguono.
Il potenziamento plastico delle forme scultoree è sottolineato dal modo di trattare la superficie del bronzo, graffiata, porosa e colorata. Reperti di chissà quale tempo, esse mostrano le ferite della Storia (umana), cave e cavate, tronche, assemblate in più pezzi unici (un busto, una testa, una mano), ma ognuno in dialogo e riferibile agli altri. Non mostri, dunque, ma matrone curve, in posa, sdraiate. Pezzi frammentati e ricomposti di una coscienza che li riconosce e si rimprovera.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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