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Translucida, mostra personale di Paolo Titolo

Translucida, la prima mostra personale di Paolo Titolo in Italia, a cura di Raffaele Loffredo, si colloca nell'ambito del protocollo d'intesa internazionale stipulato tra il Centro di Ateneo Sinapsi dell'Università Federico II di Napoli (di cui Paolo Valerio è presidente onorario) e il Centro Nacional de Educacion Sexual CENESEX di Cuba diretto da Mariela Castro.

Le fotografie dell'artista saranno esposte nei suggestivi spazi del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore di Napoli dal 15 Novembre 2019 al 7 Gennaio 2020. La mostra è organizzata dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo e gode del patrocinio morale del Comune di Napoli.

L'artista palermitano, trasferitosi da molti anni a L'Avana, vanta una formazione da fotoreporter per il giornale “L'Ora” durante la quale ha sapientemente documentato gli effetti della Mafia in Sicilia, in particolare nella seconda metà degli anni 80 e i suoi scatti appaiono inoltre in importanti riviste internazionali (New York Times, Der Spiegel, Stern, Mary Clare, Il Corriere della Sera etc.) producendo poi reportage fotografici in diversi paesi dell'Asia, America Latina ed Europa. Successivamente dopo un interesse per i rituali afro-cubani della Santeria cubana (Yoruba), dal 2013 comincia a documentare la vita e le condizioni delle persone Trans a Cuba coadiuvato anche dall'attività del CENESEX. I suoi lavori saranno oggetto di diverse esposizioni, tra cui, negli ultimi anni, in Francia (Parigi, MEP, mesón europea de la fotografíe) (Fundación Brongston), Messico (Guadalajara, Museo de las Artes ), Cina (Beijing, Teatro Nacional de Cina).

Translucido è quindi un corpo che lasciapassare la luce e non permette di vedere ciò che è dietro, ebbene l'ambizione dell'artista è stata quella di palesare, invece, attraverso il mezzo fotografico, ciò che è celato dietro questi corpi delle persone transessuali, pregnanti di esperienze di vita, spesso di turbamenti e discriminazioni, ponendo l'accento sulle espressioni, gli sguardi, i colori e i contesti nei quali li ha ritratti. Dal regalo del suo sedicesimo compleanno, una PENTAX MX, macchina fotografica con la quale poi comincerà i suoi primi lavori come fotoreporter e la partecipazione al progetto collettivo del movimento sociale “la rete” che si occupava del fenomeno della Mafia ancor prima dell'organo ufficiale del PCI Partito Comunista Italiano (L'Ora) che denunciava le gesta dei politici mafiosi, Titolo declina la sue opere in una costante funzione sociale. “Mi trabajo pretende tener siempre una finalidad social. No me interesa la pura estetica. Fotograficamente nacì como foto-reportero: testimoniar para sensibilizar respecto a temas humanos”.

Il profondo lavoro di inclusione sociale del CENESEX, organo del Ministero della Salute, ha accompagnato l'artista che ne ha documentato le innumerevoli esperienze e gli obiettivi raggiunti; la sensibilizzazione quindi, attraverso la conoscenza diretta del complesso fenomeno dell'identità di genere e dei diritti della “comunità” transessuale a Cuba, si estrinseca attraverso i lavori di Titolo, che accentua e coglie volutamente un istante emblematico, attimo preciso di bressoniana memoria. A domanda precisa circa le influenze dei suoi inizi da fotografo, ammette infatti di aver subito l'ammirazione dei modus operandi di Cartier-Bresson e Josef Koudelka, entrambi conosciuti personalmente. Con il secondo ebbe il privilegio di uscire a fotografare la popolazione in Sicilia e con il quale condivide oltre agli studi giovanili di ingegneria, soprattutto l'enfasi posta nei lavori fotografici sui rituali sociali, culturali e la capacità di cogliere la presenza dello spirito umano sullo sfondo di paesaggi malinconici; desolazione, abbandono, disperazione e alienazione, sono temi costanti nel suo lavoro. Come nelle opere del maestro ceco spesso i soggetti umani di Titolo, sembrano uscire da un mondo fiabesco, soprattutto negli sguardi talvolta disincantati e sognanti e l'artista ne evidenzia tonalità cromatiche forti ritenendole a ragione, tipiche del territorio caraibico e dell'universo lgbt.

Le fotografie di Paolo Titolo quindi, sono ritratti antropologici che raccontano un messaggio che secondo l'artista, deve avere l'ambizione di resistere al tempo, emozionare senza perdere la sua autenticità. La sua è una grammatica emotiva che scava nelle sensibilità, nelle speranze, nelle delusioni di esistenze che si mostrano fieramente nella loro vulnerabilità e verità, scevre di qualsivoglia sovrastruttura pregiudiziale. Dopo L'Avana e Parigi “Translucida” approda a Napoli con l'ambizione e l'obiettivo di fomentare sempre più l'integrazione sociale, contribuendo alla formazione delle coscienze collettive contro ogni tipo di discriminazione omofoba in opposizione alla cultura transfobica; non si avverte nelle immagini, alcuna necessità di orpelli formali o estetici (abiti eleganti, trucchi ecc), l'obiettivo unico dell'artista è mostrare i soggetti realisticamente nella loro intimità, nelle loro umili abitazioni e con i loro oggetti quotidiani.

Riguardo alla tecnica utilizzata nella sua pratica artistica, Paolo Titolo, in una recente intervista ha affermato: “Me preocupa mas el contenido. Me conformo que sean correctamente expuestas y despues, con una sencilla postproduction...ya esta. Una foto es un rectangulo donde podemos poner muchas informaciones, depende da la calidad de estas (informaciones) que las fotos resulten interesantes y placenteras”.
 
Locandina della mostra
 
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