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La variante di salvaguardia, approvata nel luglio 1998, ha valore strategico nella progressiva riforma dell'urbanistica napoletana: infatti, preliminarmente alla completa revisione del piano regolatore si consegue l'obiettivo della salvaguardia delle aree verdi residue e dell'edificato di rilevanza storica. Contestualmente, si introduce una normativa transitoria in vista della formazione, con le successive varianti, di una nuova disciplina urbanistica. Il tema della conservazione dell'identità culturale del territorio accomuna quindi due ambienti complementari: l'ambiente naturale e agricolo da un lato e la città storica dall'altro.
Le aree verdi salvaguardate si estendono per 3.590 ha, circa un terzo del territorio cittadino: risorsa indispensabile per il riequilibrio ambientale tra Napoli e l'area metropolitana. Sul modello delle grandi città europee, sarà possibile formare una cintura verde che impedisca la definitiva saldatura tra il capoluogo e i comuni contermini.
In base all'articolazione del territorio in unità morfologico-ambientali e all'analisi dell'uso del suolo e dei caratteri agronomici, la variante individua una nuova zona di piano definita Componenti strutturanti la conformazione naturale del territorio, caratterizzata dalla prevalenza dello stato di natura o dall'utilizzazione a scopi agricoli. La normativa detta disposizioni finalizzate alla sostanziale conservazione della configurazione naturale del territorio, anche mediante operazioni di risanamento e difesa del suolo, di recupero ambientale, di promozione dell'agricoltura urbana.
La disciplina è articolata in cinque sottozone, riferite ai loro caratteri fisici distintivi:
L'edificato tutelato dalla variante di salvaguardia comprende il nucleo centrale della città, già individuato dal piano regolatore vigente, lo estende ai tessuti costruiti fino alla seconda guerra mondiale, e lo integra riconoscendo qualità di centro storico ai Casali, i nuclei originari delle attuali periferie. La variante detta anche una normativa transitoria finalizzata al recupero del patrimonio di edilizia storica che, anche introducendo alcune innovazioni, ha già consentito una significativa ripresa dell'attività edilizia. Nel frattempo, l'analisi tipologica dei tessuti storici ha condotto a una esauriente normativa, compresa nella recente variante generale al piano regolatore.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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