L'esposizione, allestita per "Parchinmostra", rassegna sui parchi d'interesse regionale, Napoli, Mostra d'Oltremare, marzo 2004, promossa da:
Regione Campania-Assessorati all'ambiente e all'urbanistica, settore politica del territorio, servizio aree protette metropolitane-agricoltura urbana, e da Comune di Napoli, Assessorato all'urbanistica, dipartimento urbanistica-progetto pianificazione urbanistica esecutiva.
A cura della Casa della Città
L'esposizione è completata da un documentario video, realizzato per l'occasione.
Il Parco regionale metropolitano delle Colline di Napoli si estende per 2.215 ettari, circa un quinto del territorio comunale, nella parte nord-occidentale della città, al centro dell'area metropolitana. Il parco inizia dalle pendici dei Camaldoli, che delimitano a nord le conche dei Pisani e di Pianura, comprende la collina dei Camaldoli, la selva e le masserie di Chiaiano, il vallone san Rocco, lo Scudillo, la collina di San martino. Fuori del perimetro ma in stretta contiguità con esso stanno: a ovest, la frazione napoletana del parco regionale dei Campi flegrei (Posillipo, Agnano e Pianura), a est, il bosco di Capodimonte.
Il parco preserva aree collinari lasciate libere dall'espansione urbana degli anni '60 e '70, come l'ampio vallone Sant'Antonio, "sorvolato" dai viadotti della tangenziale, che s'incunea fra le vie Cilea, Epomeo e Pigna; oppure, come lo Scudillo, fra i nuovi insediamenti dei Colli Aminei e i tessuti storici di Avvocata e della Sanità; si proietta nel centro storico con i terrazzamenti di San Martino. Per la vicinanza ai quartieri moderni e storici, si apre alla città con numerose porte d'ingresso, in prossimità con le stazioni della metropolitana e i caselli della tangenziale. L'Eremo dei Camaldoli e la Certosa di San Martino, due siti emblematici dell'immagine della città e della sua identità storico-religiosa, si offrono, in senso sia geografico che culturale, quali riferimenti fondamentali del Parco delle Colline di Napoli.
E' un parco aperto a usi diversi, pubblici e privati, infatti al suo interno devono poter convivere: zone di riserva integrale, aree agricole, insediamenti abitati, strutture agrituristiche, spazi di verde pubblico e attrezzati.
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