a cura di Arturo Cirillo con
Salvatore Caruso, Rosario Giglio, Emanuele Valenti, Mirko Calemme, Giuseppina Cervizzi,
Pasquale De Martino, Christian Giroso, Valeria Pollice, Gianni Rodrigo Vastarella,Vincenzo
Nemolato, Tonino Stornaiuolo, Maddalena Stornaiuolo.
ideazione dello spazio scenico: Dario Gessati
coordinamento costumi: Gianluca Falaschi
musica: Francesco De Melis
disegno: luci Badar Farok
assistente al lavoro con gli attori: Roberto Capasso
assistente alle scene e ai costumi: Pina Sorrentino
fonico Punta Corsara: Marco Esposito
elettricista Punta Corsara: Giuseppe Di Lorenzo
macchinista Punta Corsara: Enrico Giordano
pianoforte: Enrica Sciandrone
suono: Davide Abruzzese
foto: Mario Spada
una produzione Punta Corsara - Fondazione Campania dei Festival in collaborazione conTeatro Stabile di Napoli
Il lavoro si basa sul testo di Raffaele Viviani Fatto di cronaca.Testo che è rimasto sostanzialmente identico, soprattutto nel secondo e terzo atto. Il primo atto, soprattutto nella parte antecedente l'arrivo del marito, svolge una funzione che definirei di 'ouverture', dove si descrive l'humus nel quale si compirà la tragedia. Vi appaiono molti personaggi che non ritorneranno più nel corso della storia, infatti partendo da un ambiente di arricchiti, la vicenda precipita in un vicolo popolato da povera gente e si conclude nella miseria più totale della casa di Scemulillo. Anche il nostro lavoro cerca di raccontare, con pochi elementi, questo cambio di luoghi, attraverso un graduale restringimento del luogo dell'azione e una stilizzazione prima di un terrazzo, poi di un vicolo e infine di una stanza. Luoghi che diventano anche degli stadi della tragica storia di Scemulillo, capro espiatorio di una intera società. Ecco allora la festa pacchiana dove avverrà un suo improbabile fidanzamento che si concluderà con un tragico incidente di cui lui sarà l'unico involontario testimone; successivamente il vicolo con il coro dei suoi abitanti, sentimentalmente ipocriti e omertosi e le forze dell'ordine accorse dopo l'incidente che noi abbiamo immaginato quasi come un incubo nel quale il ragazzo è il protagonista; e l'ultima scena dove il padre e il figlio condivideranno un uguale infausto destino sotto lo sguardo dolente della madre, quasi una moderna trinità della miseria.
Arturo Cirillo
di e con Gino Curcione
I sogni e gli accadimenti vengono tradotti in numeri che si giocano al lotto, una operazione inversa e complementare avviene con la tombola, dove ai numeri estratti si attribuiscono dei significati (le 'strologature numeriche'); infatti chi estrae i numeri dal 'panariello', prima dice il significato del numero (morto che parla), poi il numero (48).
I numeri, a Napoli - sembra ovvio ma è vero - sono tutto: realtà ed irrealtà, sogno e sofferenza, destino e casualità; quando si gioca con i numeri e con la tombola si mescolano filosofia, divinazione, interrogarsi sul futuro del mondo e ricerca della propria e piccola fortuna.
Ma quello che rende simpatica l'operazione teatrale è la naturalezza, priva di ogni compiacimento cerebrale, della celebrazione di un rito-gioco dove l'attore e il pubblico si divertono insieme con la vecchia tombola dal sapore antico.
Gino Curcione
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