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Mostra antologica personale Francesco Paolo Delle Noci

Sale Terrazze 5 - 29/10

E' nella dimensione del fiabesco che si viene rapiti di fronte ai quadri di Francesco Paolo Delle Noci. Perfetti giochi di tripudiante luce, animali mitologici, luoghi ameni, castelli incantati, a creare nitide geometrie di spazi ... dove compaiono, sorprendenti come effetti speciali, elementi umani: una mano, un occhio, uno solo su un viso informe, brandelli di esseri tra il mostruoso e il fantastico.

La precisione del segno, i  contorni netti tra una tonalità di colore e l'altra, la linea preferibilmente curva, dolce, avvolgente, sinuosa, offrono un istante sottratto al tempo, un frammento di una fiaba, di una leggenda, di un mito, catturato e fissato sulla tela, dove l'occhio si perde, attratto da mille sottili, ambigui dettagli, che emergono man mano che lo sguardo si posa e poi si trasformano in una seducente metamorfosi.

Ma la dimensione della fiaba non equivale a disimpegno. Non si tratta di pittura come evasione, che porti lontano da una realtà illusoria e deludente. Come le figure di guerrieri che troneggiano su molti dipinti, è una posizione titanica, è una lucida, spietata analisi, frammenti di umanità dispersi in un mondo avulso dallo spazio e dal tempo, come impazzito. E la conferma  la si trova nell'ultimo Delle Noci, nei quadri dipinti nell'ultimo anno, dove, a mio avviso, diventa più forte, più protagonista l'ironia. L'ironia nello sguardo del gatto, il "Romeo del Colosseo", o il gatto del "Tondo conti", dove la fiaba, diventa ritaglio, frammento di un frammento, isolato, definito, in uno sfondo indefinito, una profondità, un abisso geometrico. Sembra delinearsi un'evoluzione artistica che ci porta oltre il duemila: assume un ulteriore distacco dalla fiaba, dal mito, ma il riferimento è sempre ben evidente, preciso, non sconfessa la materia della sua arte.
 
Delle Noci conosce e ama la mitologia, la storia, la leggenda, fa parte dell'uomo e le cita, le rende protagoniste della sua pittura, ma attraverso una visione ancora più lucida, fredda quindi consapevole della distanza incolmabile con un mondo sempre più lontano. E' come se quella materia a volte la vagheggi, a volte la derida.  E la storia, che resta indiscussa radice dell'arte, viene via via sezionata, scomposta in elementi singoli che acquistano maggior rilievo, ma perdono l'unità, l'armonia dell'insieme. Qualcosa si è rotto, si è spezzato nella visione dell'artista, lo scenario, che prima era comunque un unicum, ora è dominato da imponenti costruzioni architettoniche, geometrie importanti che mettono in risalto alcuni soggetti, alcune parti e ne lasciano sullo sfondo altri, come dei sipari, soprattutto quando creano magici sfondi neri. C'è una sorta di gusto della contaminazione, tipico della nostra epoca: reale, surreale, fantastico si mescolano tra figurativo e astratto. E non è difficile ritrovare nelle opere di Delle Noci, la frammentazione, la crisi, crisi come rottura di equilibri, di conoscenze, di certezze, che segna questo mondo dopo il duemila, in perenne interrogativo sul "dopo" che è già "adesso". ....

Valeria Orsi

CASTEL DELL'OVO

Via Partenope Borgo Marinari
Tel. 081 7954585 - 7954588
info: casteldellovo@comune.napoli.it
Come si raggiunge: con autobus 140, R3


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