Comune di Napoli - Cultura - Patrimonio Artistico e Museale - ricerche, progetti e restauri - programma di restauro e valorizzazione
Contenuto della Pagina

Programma di restauro e valorizzazione

rosone della chiesa chiuso da vetro opaco e decorato con ornamenti in metallo
Mattia Forcymania (1469-70), rosone della Cappella Palatina

I punti fondamentali e prioritari dell'azione di restauro e recupero possono, nelle grandi linee, riassumersi come segue:
 
1. A livello del piano della corte attuare un itinerario di visita inedito che, recuperando in un percorso all'aperto punti di vista di particolare suggestione, integri l'attuale percorso di visita limitato prevalentemente alla corte interna, alla Sala dei Baroni ed alla Cappella Palatina. Ripristinare una passeggiata continua lungo i rivellini, originale belvedere snodato tutt'intorno alle torri, appare agevolmente attuabile attraverso talune semplici soluzioni di riapertura di passaggi o di eliminazione di incongrui impedimenti.
 
Risulterà di straordinaria efficacia l'apertura del percorso che, superato il "porticale" - sorta di cannocchiale verso il mare animato dai portali catalani che s'incontrano lungo il cammino, al di sotto della Sala dei Baroni -, giunge alla terrazza pensile che percorre il fronte orientale, lambendo l'abside della Palatina, per collegarsi, attraverso ambienti voltati di palese impaginazione quattrocentesca, alla superstite terrazza verso la darsena ed alla contigua loggetta inferiore: il rapporto del castello con il mare, evidenziato dalla tavola Strozzi come elemento caratterizzante la fabbrica, verrà qui colto dalla prospettiva opposta. Il recupero del rivellino meridionale, tra torre dell'Oro e torre di Guardia, reinserirà nell'itinerario fruitivo una grande terrazza rivolta verso S. Lucia, i giardini reali e, sullo sfondo, Pizzofalcone;

2. Aprire al pubblico godimento, con le opportune misure di sicurezza (in rapporto alle merlature), la terrazza di copertura dell'ala settentrionale, che si prolunga, ad angolo retto, anche verso occidente, sul corpo di fabbrica retrostante alle torri di facciata (dell'Incoronata o di S. Giorgio, di Mezzo, di Guardia), con ulteriori nuove vedute panoramiche sia verso S. Elmo, Toledo e la cupola della Galleria, sia verso la città antica con le sue emergenze e le cupole.
 
 Oltre alla riapertura della scala quattrocentesca ad elica con pilone centrale ubicata nell'angolo nord-ovest del cortile, si prevede il ridisegno del volume esistente sugli attuali ascensori, emergente dalle coperture in forma inadeguata e cromaticamente inaccettabile, per condurre in sommità della terrazza, nell'ambito del volume esistente, due ascensori oleodinamici, contenuti entro idoneo rivestimento lapideo in tufo a faccia vista.

 
volta del castello ad otto archi
Guglielmo Sagrera, volta della Sala dei Baroni

3. Procedere al recupero dell'ottagono della Sala dei Baroni, ossia dello straordinario e sconosciuto cammino di ronda che si svolge tutt'intorno alla sala, poco oltre l'imposta della splendida volta ad ombrello dovuta al genio di Guillermo Sagrera. La galleria, aperta da una sorta di polifora a piccoli moduli quadrati, costituisce un episodio di eccezionale significato architettonico e consente al visitatore, pur nelle difficoltà di accesso per il limitato ambulacro a volta che ne definisce la struttura, un'autentica emozione spaziale per la veduta della grande sala dall'alto. Per tale recupero di fruizione è indispensabile il restauro della elegante scaletta a chiocciola praticata nella muratura della contigua torre del Beverello, la maggiore del castello, innestata sullo spigolo della grande sala quasi a garantirne la difesa.

L'ottagono è collegato sia al precedente percorso esterno della terrazza nord, attraverso un apposito passaggio, sia al principale collegamento verticale tra i vari livelli qui esistenti, ossia alla splendida scala ad elica con estradosso scanalato e senza alcun sostegno centrale realizzata nel pilone di muratura tra Cappella Palatina e Sala dei Baroni: oggi in cattive condizioni di conservazione, il suo restauro gioverà in maniera assai rilevante al percorso di fruizione ipotizzato, sia sotto il profilo funzionale che sotto quello più propriamente emozionale e psicologico, restituendoci uno dei tratti più significativi del castello.

All'ottagono si legano - oltre ad ambienti angolari di diversa forma, da recuperare appena possibile - finestre ad imbotte che, restaurate, consentiranno straordinari squarci verso il mare.

4. Attuare, almeno nelle parti di maggiore urgenza conservativa, il restauro della torre principe del castello, la torre del Beverello che, sebbene a livello della Sala dei Baroni, accoglie in discrete condizioni la "Sala degli Angeli" (un grande ambiente quadrato coperto da soffitto ligneo, opera del restauro di Filangieri), appare, nelle due successive sale soprastanti, del tutto abbandonata, priva di infissi, invasa dai piccioni e dal guano. Per tali sale circolari cupolate, sovrapposte tra loro, occorre procedere ad un primo intervento di consolidamento delle pareti e delle volte, da estendersi alle membrature fatiscenti o dirute delle cornici, delle ornie e del paramento.

5. Il restauro dei paramenti murari, attaccati dall'erosione eolica, dalla salsedine e dagli agenti patogeni della polluzione in genere, va affrontato sin da ora, avviando un cantiere sperimentale parziale che affronti l'emergenza, rinviando a tempi brevi un generale intervento di restauro del paramento.

 
antica tela raffigurante il castello ed in lontananza, su di una collina, una fortezza
E.G.Papworth, Veduta di Napoli, 1835,

6. D'intesa con la Soprintendenza Archeologica, la Soprintendenza BB. AA. AA. sta conducendo - sulla base dell'antica cartografia, antecedente all`isolamento" - le necessarie indagini conoscitive nella piazza ed all'esterno del castello allo scopo di verificare la sussistenza di parti basamentali dell'antica cinta bastionata vicereale anche per l'ipotesi di un parcheggio sotterraneo, per il quale si auspica un'adeguata iniziativa propositiva da parte del Comune di Napoli .

7. Una campagna di indagini archeologiche va fatta per tutta la zona basamentale del castello, sia nella corte che in punti ove, allo stato, non sembrano esservi ambienti ma soltanto terrapieni (ali nord e ovest). Tutta la zona basamentale verso il mare, con la fossa del miglio, i locali delle prigioni, le scalette criptiche, etc., vanno investigati e rilevati, sgombrandoli dai materiali che li occludono, estendendo l'indagine alle quote inferiori della torre del Beverello e zona contigua.

In conclusione, con l'auspicio di poter giungere a una migliore conoscenza del castello sotto il profilo archeologico e morfologico - integrando la vasta documentazione d'archivio pubblicata da Riccardo Filangieri - teniamo a far rilevare l'organicità con cui gli interventi programmati, se pure ubicati in punti diversi del monumento, sono concepiti nell'ambito di una generale strategia per il recupero culturale della grande e prestigiosa fabbrica, il cui percorso di visita è da intendersi connesso a quello dei giardini reali, mediante la prevista riapertura stabile del ponte in muratura su via Parco del Castello oggi Via Riccardo Filangieri di Candida.

 
tela raffigurante antichi pescatori che si intrattengono sul molo con reti e barche
Giacinto Gigante, Il molo di Napoli, 1842

Nella mostra allestita nella Sala Carlo V, a conclusione del percorso espositivo curato dagli architetti progettisti del restauro (Arnaldo Venditti, Cesare Cundari, Stefano de Pertis) è stata proposta una tavola che intende riassumere sinteticamente, attraverso una selezione di immagini, i tratti più significativi del castello aragonese: l'arco di trionfo di Alfonso il Magnanimo, autentico manifesto della cultura rinascimentale a Napoli (compiuto dal 1454 al '58, e dal 1465 al '70), la torre del Beverello - la maggiore e meno nota per il lungo abbandono cui è stata sottoposta ed a cui oggi ci si propone di sottrarre, con il progetto in itinere di realizzazione - saldata alla Sala dei Baroni (documentata in altre tavole), capolavoro innovativo di Guglielmo Sagrera (1452/54 e sgg.), per concludersi con il rosone della cappella palatina dovuto a Matteo Forcymania (1469/70), canto del cigno del tardo -gotico catalano nell'ambiente napoletano, già profondamente permeato di classicistiche istanze attraverso la presenza di artisti toscani che trovavano in Giuliano da Majano (1485/90) il loro maggiore assertore. La sua opera è visibile nella perduta villa di Poggio Reale e nella Porta Capuana, oltre che nelle cappelle della chiesa di Monteoliveto, oltre che nel celebre Arco, nei portali del vestibolo e della Palatina, nonchè nei rilievi interni sulla bifronte porta del Trionfo, di accesso all'appartamento reale, e nei raffinati tabernacoli marmorei della stessa cappella e sagrestia.

La nostra rassegna iconografica si conclude con due immagini contrapposte: un particolare della panoramica di Napoli da Castel S. Elmo, disegnata con secca precisione dal capitano svizzero G. Heilmann de Rondchatel nel 1841, e la opposta veduta del castello dal molo, ove Giacinto Gigante rappresentò, in un suggestivo acquerello, la tumultuosa vita popolare che si svolgeva sul mare, ai piedi dell'antica imponente fabbrica regale di età angioina-aragonese, degradata ormai al rango di caserma con annesse funzioni di demanio militare. E qui, proponendo l'efficace disegno del celebre vedutista, si intende sottolineare l'importanza - il più delle volte sottovalutata - dei valori ambientali nell'architettura della città, i più difficili da difendere dalla costante aggressione delle innovazioni consumistiche proprie del nostro tempo e della nostra società.

Anche per il castello - eccezionale presenza monumentale dominante una vasta area urbana, sebbene oggetto di un antistorico "isolamento" generalizzato - accanto ai complessi problemi del restauro architettonico si pongono quelli del ridisegno urbano, con particolare attenzione all'intorno della fabbrica ed al suo rapporto con il tessuto circostante.