Negli ambienti 1 e 2 sono stati rinvenuti importanti resti relativi a strutture di epoca romana, inquadrabili cronologicamente tra la fine del I sec. a.C. e la tarda età imperiale.
Nell' ambiente 1 è stata riportata alla luce una struttura (A), orientata est-ovest, parzialmente distrutta dalle costruzioni posteriori ed in particolare dalle cortine murarie di età angioina (fig. 1). Realizzata in opera laterizia, è rivestita internamente da uno spesso strato di malta, sul quale è stata passata una sottile mano di intonaco grigio che ricopre anche il fondo. All'estremità orientale essa termina in un'ampia abside, mentre le pareti lunghe sono animate da nicchie semicircolari, di cui ne sono state individuate cinque.
La struttura ha proporzioni regolari: ciascuna nicchia è larga metri 1,44/1,46 e la stessa misura ricorre negli intervalli tra una nicchia e l'altra. Circa la sua funzione, l'ipotesi più plausibile è che si tratti di una lunga vasca o di un canale (euripus), come suggerisce il confronto
con bacini simili ritrovati in peristili o in giardini di case o di ville. L'uso di piscine o vasche di varie dimensioni, dalla semplice forma rettangolare a quelle più complesse a nicchie o a pianta mista, retto-curvilinea, è infatti ampiamente attestata in ambiente campano e non, soprattutto a partire dall'età tardo repubblicana e per tutta l'età imperiale (per esempio: Villa di Diomede, Casa di Meleagro, Casa di Octavius Quartio, praedia di Giulia Felice a Pompei, Casa di Galba ad Ercolano, Schola di Traiano ad Ostia).
In fase con la vasca sono probabilmente un pavimento in signino, punteggiato da tessere bianche e nere, e resti di fondazione in opera cementizia (B) identificati nell'ambiente 2. Questi ultimi probabilmente si raccordavano ad angolo retto costituendo elementi di una sostruzione che regolarizzava il pendio del pianoro sul quale sorgeva il complesso.
Una radicale trasformazione dell'area ha luogo nel corso del I secolo d.C.: nell'ambiente 1 la vasca, che appare lesionata a causa di un terremoto o in seguito ad un cedimento del terreno, venne colmata con uno strato di terreno che ha restituito, oltre a frammenti ceramici residuali più antichi, materiali databili in massima parte al I sec. a.C., con pochi frammenti della metà del I sec. d.C. (vernice nera di produzione Campana A, frammenti di anfore del tipo Dressel 1 e 2/4).
Probabilmente, nello stesso momento in cui la vasca venne obliterata, fu costruito sul lato est un muro ad andamento nord-sud (D), realizzato in opera vittata mista, cioè mediante una tecnica che prevede l'alternanza di blocchetti di tufo e laterizi .
La struttura presenta due pilastri posti alla distanza di m. 2,35, che inquadravano verosimilmente un vano di passaggio. Al livello dello spiccato del muro si appoggiava un battuto di calce bianca che sigillava il riempimento della struttura a nicchie, occupando gran parte della zona orientale dell'ambiente di scavo.
Nell'ambiente 2 furono realizzati nuovi vani obliterando le strutture precedenti. A tale sistemazione sono da riferire un muro in opera reticolata con stipiti in mattoni laterizi, orientato nord-sud, analogamente al muro D rinvenuto nell'ambiente 1, una fondazione ad esso perpendicolare, impostatasi sul pavimento in signinum e due pilastri in opera vittata che inquadravano tre vani di passaggio.
Ulteriori interventi edilizi si registrano per l'età tardo imperiale. Nell'ambiente 2 furono chiuse le aperture precedenti e rialzato il livello di calpestio, realizzato con un pavimento in opus sectile (H) a piastrelle quadrate di piccolo modulo (cm. 15 x 15) e di diverso colore. Nell'ambiente 1, nel settore occidentale, fu costruita una vasca (C) di cui si conservano solo i limiti orientali ed occidentali.
La vasca, che venne addossata a est al muro in opera mista (D), era rivestita sulle pareti e sul fondo con lastre di marmo bianco, in parte ancora in situ. Questa, dalla pianta articolata, presentava sui lati est e ad ovest un' abside a cui si addossa un pilastrino. In posizione mediana tra le due absidi è un altro pilastrino quadrangolare. La presenza di fistule in piombo al di sotto del pavimento e all'interno dei pilastrini testimonia la presenza di giochi d'acqua nell'ambiente.
È probabile che queste strutture fossero pertinenti ad una villa edificata in area suburbana, a breve distanza dal limite sud-occidentale della città romana, forse lungo il tracciato di una strada cui sono probabilmente da riferire i numerosi basoli in trachite, rinvenuti come materiale di riempimento tra i muri angioini e aragonesi del castello.