"L'intera mostra è metafora di questo viaggio misterico e doloroso che l'artista compie attraversando la propria coscienza individuale per poi rinascere nella conciliazione di pensiero ed azione che vive nelle mani dei semplici. E' questo riconoscimento del valore del lavoro dei "semplici" che sta il più forte grido essenzialista di Carlo Improta.
Il romanzo "L'essenzialista" ed il trattato di estetica "Sull'incompletezza dell'essere" dell'artista filosofo sono il tessuto connettivo su cui intrecciare i diversi momenti delle tematiche modulari: Gli artigiani: rapporto mente- mano, schizofrenia nell'arte, neocostruttivismo: Psiche-universo, (dalla mostra fatta al Castel dell'Ovo e dal libro presentato al PAN).
Ogni espressione, ogni volto, divengono metonimia universale, identità cosmica dove il mero dire e fare diluiscono la dicotomia delle pregnanze, ricongiungendosi nell'equilibrato rapporto mente-mano.
Carlo Improta è egli stesso il viaggiatore che ricerca il vello d'oro, metafora appassionata del rapporto mente -mano, e il dolce profumo di casa come descrive nel libro "Sull'incompletezza dell'essere". L'appropriazione degli spazi vitali è secondo l'estetica di Carlo Improta il primo antidoto contro ogni forma di aggressività sociale. Per cogliere l'intero percorso è fondamentale la lettura dei testi filosofici di Carlo Improta che sottendono l'intera impalcatura essenzialista dell'opera.
Improta si serve della fotografia in senso estetico ed etico, contempla l'operosità di un equilibrio tra pensiero ed azione e denuncia la condizione di emarginazione, di oblio e di sfruttamento in cui vivono coloro che riconoscono l'incompletezza dell'essere e sono l'espressione più autentica per ricostruire una società in cui ci sia una connessione reale e solidale tra gli uomini. In questa esistenza come naufragio solo l'esserci tra comprensione e cura può restituire alla solitudine dei "vani interiori" l'apertura al mondo. Per fare ciò basta un solo albero, prendersi cura di un solo albero, di semplici parti di questo universo, come afferma l'autore nel romanzo l'essenzialista, per essere di nuovo mondo".
(Gilda Luongo)