La Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che i genitori hanno il diritto di dare ai propri figli anche il solo cognome della madre. Strasburgo ha così condannato l'Italia per aver negato a una coppia tale diritto.
Nella sentenza, che diverrà definitiva tra 3 mesi, i giudici hanno riscontrato una violazione dell'articolo 14 della Convenzione in combinato disposto con l'articolo 8. Ora indicano dunque che il nostro Paese «deve adottare riforme» legislative o di altra natura per rimediare alla violazione riscontrata.
A fare ricorso alla Corte di Strasburgo sono stati i coniugi milanesi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, genitori di Maddalena. La coppia fin dal 1999, quando lo Stato italiano gli impedì di registrare la figlia all'anagrafe con il cognome materno anziché quello paterno, si è battuta per vedersi riconosciuto questo diritto.
Ora i giudici della Corte di Strasburgo riconoscono la discriminazione tra coniugi e il non rispetto della vita familiare e privata compiuta dallo Stato italiano nei loro confronti.
I giudici sostengono che «se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l'inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell'iscrizione all'anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne».
Nella sentenza i giudici sottolineano anche che la possibilità introdotta nel 2000 di aggiungere al nome paterno quello materno non è sufficiente a garantire l'eguaglianza tra i coniugi.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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