Noi volontari del S.C.N. Il giorno 22 maggio abbiamo partecipato al convegno organizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche (Federico II) e da Yalla (servizio regionale di mediazione culturale) presso la sede distaccata della Facoltà di Scienze Politiche, via Mezzocannone 4, Napoli.
Il convegno è stato realizzato per presentare il rapporto di ricerca a cura dei professori Elena De Filippo e Salvatore Strozza, i quali hanno svolto un'indagine sulle caratteristiche e condizioni di vita degli immigrati stranieri presenti nelle regione Campania.
Lo scopo del servizio Yalla è quello di garantire l'integrazione sociale degli immigrati residenti nella regione Campania, fornendo a tutti le stesse prestazioni di servizio.
Infatti, il servizio di mediazione culturale mira a: aumentare il numero di immigrati che accede ai servizi offerti dal territorio promuovendo la conoscenza e le informazioni sui servizi; migliorare e supportare il sistema di empowerment degli immigrati e contribuire alla coesione sociale sul territorio.
Al convegno è intervenuto anche il presidente dell'osservatorio Lombardo il quale ha introdotto le funzioni del suo servizio, che come Yalla compie ricerche e analisi sul fenomeno migratorio.
Dalla ricerca del servizio Yalla, svolta attraverso un questionario tradotto e somministrato in diverse lingue, è emerso che il numero di immigrati in Campania all'inizio del 2013 è aumentato decisamente rispetto a dieci anni fa.
Cresce la componente più stabile, mentre diminuisce quella non residente, quasi il 30% degli immigrati vive nei comuni della provincia di Napoli, mentre un ben 21% solo nel capoluogo.
Sicuramente le donne sono più numerose degli uomini (oltre 127 mila di cui 34 mila non residenti).
Dall'analisi si evince che la maggior affluenza di immigrati proviene da: est Europa (28%), i nuovo Paese entrati nell' UE (31%), Asia (18%); mentre, proviene dall'Africa circa il 19% e il restante 4% dall'America Latina.
La maggior parte di essi, circa l'80%, afferma che non vuole lasciare l'Italia nell'arco dei dodici mesi, ma nel prossimi cinque anni questi dati cambiano poiché essi pensano di lasciare la Campania (soprattutto senegalesi, bengalesi, polacchi e marocchini).
La condizione economica tra uomini e donne è comunque differente poiché i primi sono più avvantaggiati rispetto alle donne che, invece, hanno un maggior vantaggio sull'aspetto socio-territoriale. Per le donne, infatti, l'integrazione lavorativa è diversa in quanto incide il fattore "figli", in particolare chi ha il secondo figlio ha difficoltà di gestione.
Rispetto al dato sulla disoccupazione gli albanesi sono quelli che hanno il più alto tasso, li seguono marocchini, srilankesi, rumeni e bengalesi. Al contrario, cinesi, senegalesi, russi e polacchi sono quelli che lavorano di più. In particolare, cinesi e senegalesi svolgono un lavoro autonomo, difatti sono quelli che hanno il più alto numeri di conti correnti, in quanto le loro entare e i loro investimenti mirano a rientrare in patria.
Alla luce di quanto detto finora, è evidente che il rischio di scivolare in percorsi di esclusione sociale è molto forte perché sempre più immigrati vivono in condizioni indigenti.
Il progetto Database è entrato nel vivo della sua fase operativa. Il nostrio gruppo di volontari ha contattato decine di enti, laici e religiosi, per la somministrazione dei questionari sulla condizione delle persone senza dimora.
Tralasciando qualche ritrosia e una manciata di telefonate buttate giù malamente, resta la soddisfazione per gli incontri, che hanno sempre prodotto narrazioni, visioni e interrogativi degni di nota.
Dal Binario della Solidarietà all'Help Center, dal Poliambulatorio della Fondazione Massimo Leone all'Associazione Less, dalla Mensa di San Francesco e Santa Chiara alle decine di chiese che offrono pasti, docce e posti letto: nomi, contatti telefonici, statistiche, e soprattutto storie.
Storie di bisogni grandi, forse troppo grandi...eppure semplici. Storie di cesure e strappi. Di speranza e disperazione. Abbandoni, progetti migratori falliti o difficili, solitudine, problemi di alcol e droga, psicopatologie. Dall'altro lato, tra gli operatori, la sensazione di essere una goccia nel mare. Occhi stanchi, ma determinati. Abbigliamento casual, gesti veloci, sorrisi caldi.
Tutti insistono su quanto sia importante e al contempo delicato stabilire una relazione con le persone senza dimora. Parlando della pazienza e della costanza di stare seduti su un marciapiede in silenzio; della schiettezza sicura di una stretta di mano; ma anche della intransigenza nel dire certi no, nel pretendere il rispetto delle regole, nel contenere l'oppositività e la prepotenza di alcuni. Lo sanno bene al Centro di coordinamento Salvatore Buglione, dove alcuni di noi, hanno svolto uno stage nel corso di questo mese.
Il centro ha sofferto dei tagli al terzo settore, per cui, almeno al momento, gli operatori stanno offrendo la loro professionalità a titolo completamente gratuito. I giorni di apertura sono stati ridotti da cinque a tre, con tutte le conseguenze del caso, ma si lavora di buona lena e con spirito di squadra. Psicologi, psicoterapeuti, medici, assistenti sociali, mediatori culturali, avvocati, due stanze, una grande macchinetta del caffè, per ristorare gli utenti in attesa e un quaderno su cui viene minuziosamente annotato tutto per gli operatori del turno successivo.
Energica e sensibile la guida della dottoressa Lussu medico e, posso di certo dirlo, autentica appassionata del genere umano.
Dalle 10:30 del mattino la sala d'attesa del centro inizia a riempirsi di una piccola folla discreta. C'è chi vuole prenotare un appuntamento dal medico o dall'avvocato, chi chiede aiuto per una traduzione, chi cerca un vestito o un paio di scarpe o altro aiuto materiale, chi deve telefonare, chi è passato semplicemente a salutare, o ringraziare, o prendere un caffè.
Il telefono squilla spesso, il caffè gorgoglia, e si tessono relazioni.