Il termine "apartheid" significa "separazione" e deriva dalla lingua dei boeri (o afrikaners), i primi colonizzatori di origine olandese del Sudafrica, da sempre favorevoli ad una politica razzista.
Le prime misure segregazioniste furono introdotte nel Sudafrica già all'inizio del Novecento, con leggi come il Natives land act, che vietava agli indigeni l'acquisto di terre al di fuori di quelle dove erano costretti a vivere (i cosidetti "bantustan", pari al 13% del territorio sudafricano). Tuttavia è nel secondo dopoguerra che l'apartheid prende definitivamente forma con l'entrata in vigore di una serie di leggi che negano i diritti civili, politici, sociali ed economici alle persone di colore. Questi provvedimenti (come il Population registration act che sanciva la sistematica classificazione razziale della popolazione) contribuirono ad edificare un complesso sistema segregazionista (per una lista non esaustiva di queste leggi cliccare su questo link - in inglese).
Condannato dall'ONU, l'apartheid fu dichiarato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid), ed inserito nella lista dei crimini contro l'umanità.
La politica di apartheid suscitò una crescente opposizione, anche nella forma di lotta armata. Le lotte politiche si concluderanno solo nel 1994 con le prime libere elezioni, dopo un complesso dialogo avviato nel 1990 tra F.W. de Klerk, leader della minoranza bianca, e N. Mandela, capo storico dell'African National Congress (ANC). Le prime elezioni a suffragio universale nella storia del paese sancirono la fine dell'apartheid con l'elezione di Mandela a presidente della Repubblica Sudafricana.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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