(...) In una società sempre più teleguidata, spesso cloroformizzata ed immersa in una galassia di "chiacchiere", un'altra rivista di letteratura che senso ha e che posto occupa?
La risposta è chiara come il sole e "triplice", come il TRIVIO appunto. In primo luogo, in virtù di una variegata composizione del Comitato Scientifico, si vuole fare della rivista un luogo di incontro tra Accademia e cultura militante; per il secondo aspetto, c'è il tentativo di elaborare la categoria (editoriale) dello spiritual-commerciale. E, infine, si vuole parlare al vento (ma non a vanvera); anzi del vento si vuole pure scoprire il colore, come il sapore delle parole e l'odore delle idee - scoperte da cui può dipendere il destino dell'umanità. (...) [dall'Editoriale del n. 1].