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Amorevolezza. Di Ciro Tremolaterra
Venerdì 23 marzo 2018 ore 17.00 al PAN
«Che strana cosa sono il piacere e il dolore! Non ne vogliono sapere di stare insieme nell’uomo, eppure, se qualcuno insegue uno dei due e lo prende, è costretto sempre a prendere anche l'altro, come se fossero attaccati ad un unico capo, pur essendo due»: così Socrate, prossimo alla fine dei suoi giorni, esclama nel Fedonementre si accarezza gli arti indolenziti e appena liberati dalle catene che lo tenevano prigioniero.
[…] Ecco, la vita che pulsa nei versi di Amorevolezza, còlta nella sua dimensione quotidiana di atti semplici e senza clamore, viene descritta nel suo intreccio e avvicendarsi ossimorico di piacere e dolore, serenità e inquietudine, speranza e delusione, gioia e malinconia, fino a far sentire il suo respiro cosmico, che investe la natura e tutte le sue creature («Mi spieghi com’è nato il tuo sorriso:/ “Dolore e gioia dallo stesso pozzo…”/Allora io sorrido come te?»).
I versi di questa raccolta trasudano dunque “amore” nella sua accezione più universale (per la madre, cui la raccolta è dedicata, per la donna, per gli altri esseri umani) e “tenerezza”, un vocabolo che etimologicamente oscilla forse tra il “tenue” e il “tendere”, perché la delicatezza della passione genera anche tensione, talora sofferta, talora fiduciosa, verso l’altro.
Leggere i versi di Ciro Tremolaterra significa imparare ad ascoltare il proprio e l’altrui cuore, riuscire a cogliere negli uomini e nelle cose la loro lacrima e il loro sorriso, saper tramutare il sospetto in fiducia, l’indifferenza in simpatia, l’inflessibilità in “amorevolezza”, esercizio difficile sì, ma certo non impossibile.
( dalla postfazione di Angela Iannuzzi)