Per volere di Napoleone il 1° agosto 1808 sul trono di Napoli saliva l'intrepido Gioacchino Murat; a Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e da lui destinato a rivestire la corona di Spagna, succedeva il cognato.
Una carriera sfolgorante quella di Murat, quarantunenne comandante della cavalleria imperiale: da figlio del proprietario di un umile albergo nel sud-ovest della Francia a Maresciallo dell'Impero, granduca di Berg e poi re di Napoli; le sue indubbie qualità militari avevano acquisito un valore aggiunto grazie al matrimonio, nel 1800, con Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone.
Col sovrano dei francesi Murat ebbe sempre un rapporto di amore-odio: condivise con l'imperatore la brama del potere ma pur essendo a lui grato per l'investitura reale ricevuta, quando l'astro di Napoleone tramontò giunse a travolgere patti e sentimenti pur di conservare la corona.
Uguale ambizione ebbe Carolina ma con una differenza: per lei il regno era un traguardo, per Gioacchino un inizio.
Nel 1812 Napoleone decise di intraprendere la campagna militare in Russia e Murat fu il comandante della cavalleria imperiale. Si comportò valorosamente; fu il primo ad entrare a Mosca ricevendo poi, durante la tragica ritirata, il comando generale delle truppe.
Percepito il declino politico di Napoleone, il suo unico obiettivo fu quello di conservare il regno; nel gennaio del 1813 abbandonò il comando dell'Armèe e fece precipitosamente ritorno a Napoli giungendovi alle 9 di sera del 4 febbraio.
Ad arte fu fatta circolare voce che il precipitoso rientro era avvenuto "per il cattivo stato di sua salute" mentre alcuni giorni dopo per le strade già si commentava "dei disgusti di Napoleone con Gioacchino, perchè lo ha caratterizzato come disertore".
Il programma dei festeggiamenti previde, tra l'altro, tre sere di illuminazione della città ed il Corpo Municipale, "giubilante del di lui felice ritorno tra questi suoi Popoli dopo le gloriose fatighe di guerra", decise di far coniare una medaglia a celebrazione dell'evento.
La medaglia, coniata in oro (solo due esemplari), argento e bronzo, ha un diametro di 43 mm. e presenta al diritto il profilo del riccioluto sovrano con la legenda IOACHIMUS NAPOLEO NEAP. ET SICILIAE REX e al rovescio il motto REDITUS AUGUSTI, il re a cavallo che incita all'assalto, incoronato dalla vittoria, e all'esergo: O.(rdo) P.(opulus) Q.(ue) NEAPOLITANUS / OPTIMO PRINCIPI / A. MDCCCXIII.
La decisione di coniare una medaglia per il ritorno del re dalla Russia fu deliberata dal Decurionato per acclamazione e la emissione avvenne dopo poco più di un mese; già il 3 aprile, infatti, veniva richiesta dalla Zecca al Ministro dell'Interno il pagamento di una prima serie di medaglie. Una così veloce realizzazione fu possibile grazie al riutilizzo, per l'esecuzione del diritto, di un conio fatto due anni prima per un'altra medaglia.
Della coniazione fu eseguita anche un'altra battitura che presenta al diritto una diversa esecuzione dell'effigie di Gioacchino Murat.
Bernardo Leonardi
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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