"Volevo riunire due realtà vulnerabili: donne in prigione e piccoli produttori di caffè del sud - valorizzare la tradizione locale e favorire l'inclusione sociale allo stesso tempo", afferma Immacolata Carpiniello, manager della Neapolide Cooperativa Sociale, spin-off della Cooperativa Lazzarelle.
Nel 2010, Immacolata ha fondato la cooperativa Lazarelle a Pozzuoli, Napoli, nel sud Italia. L'idea era di creare una torrefazione all'interno della prigione e di gestire l'intera linea di produzione da lì: lavorazione della materia prima, miscelazione del caffè e confezionamento.
Da allora la Cooperativa produce nella Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli. Un punto fondamentale è l'impatto che questo progetto può avere sulle vite dei detenuti: "In genere, le detenute hanno accesso solo a attività come la semina, la lettura e il decoupage", spiega Immacolata, "Con noi stanno acquisendo abilità, imparando una professione e migliorando la loro occupabilità. Imparano responsabilità, la disciplina, le scadenze e cresce in loro la fiducia. Questo le aiuterà a reintegrarsi nella società e nella forza lavoro quando usciranno di prigione.
"La maggior parte delle detenute si trovavano in carcere semplicemente perché avevano bisogno di soldi. Quindi cerchiamo di aiutarle ad essere autosufficienti e sostenere le loro famiglie quando sono fuori ", aggiunge "e le ex detenute diventano anche mentori - sul lavoro e nella vita ".
Sia il nome - Lazzarelle, che significa "mascalzoni" in dialetto napoletano - che il marchio, sono stati scelte dalle stesse detenute.
Il progetto ha una forte dimensione di sostenibilità anche sul fronte ambientale, utilizzando plastica riciclabile per l'imballaggio, evitando capsule con un forte impatto ambientale e riciclando i rifiuti di caffè per produrre fertilizzanti.
Con la cooperativa che sta facendo bene, Immacolata ha voluto aggiungere un bistrot, vincendo una gara per allestirlo nella Galleria Principe, di fronte al Museo Archeologico Nazionale.
Con l'aiuto di un prestito erogato da Banca Etica, garantito dall'UE (EaSI Guarantee), Immacolata è riuscita a allestire il bar, a rinnovare lo spazio e ad acquistare i macchinari e i mobili necessari. Il nuovo bistrot creerà posti di lavoro per 6 detenuti e altre 3 persone.
"Il caffè è una parte importante della cultura italiana", conclude Immacolata, "riunisce le persone in bar, salotti, tavoli da pranzo, uffici ... Ora anche le detenute possono far parte della società. Non si sentono più invisibili. "
(FONTE: Sito Commissione Europea. Trad. Staff EDIC)