Il castello, fondato nel 1279 da Carlo I d’Angiò, dopo i danni subiti nelle guerre di successione tra angioini e aragonesi fu ricostruito da Alfonso I d’Aragona a partire dal 1443. La reggia-fortezza angioina venne in gran parte demolita; infatti solo la Cappella Palatina, risalente al 1307, mostra, ancora oggi, forme trecentesche e alcuni frammenti dell’originario ciclo di affreschi giotteschi negli sguanci dei finestroni. Nell’ambito di tali interventi di ricostruzione, nell’ala settentrionale del castello, compresa tra la torre di San Giorgio e la torre del Beverello, al primo piano, venne realizzata la Gran Sala della Reggia, autentico capolavoro catalano dell’architetto maiorchino Guillermo Sagrera, e nelle attigue stanze, oggi comunemente chiamate antisale dei Baroni, fu allestito l’appartamento di Alfonso il Magnanimo e del figlio Ferrante.
L’appartamento comprendeva tre prestigiosi ambienti con soffitti cassettonati in legno dorato riccamente decorati con le principali imprese araldiche della Casa d’Aragona: la Sala del “Miglio”; la Sala dell’Interlazzo, cioè del “Nodo”; la Sala dell’Ermellino. Simboli araldici presenti, ancora oggi, in altri ambienti del castello.
Nelle tre citate sale furono avviati molti lavori nel 1496 tra cui la realizzazione di porte e camini, mentre le finestre, rispettivamente disposte sulla corte interna e sul rivellino settentrionale, furono rifatte in marmo di Carrara e dotate di “gelosie” di castagno con sportelli e incerate.
L’appartamento regio doveva, inoltre, avere un mirabile arredo di cui non abbiamo conoscenza fatta eccezione di un piccolo organo con 84 canne dipinto con le armi e le imprese araldiche aragonesi che Re Alfonso fece costruire da un famoso organaro del quattrocento “Gerardo d’Olanda”.
Il Castello-reggia dei sovrani aragonesi nell’ultimo decennio del XV secolo subì notevoli trasformazioni, al fine di rendere la struttura più adeguata alle esigenze difensive dettate dai nuovi armamenti in uso a quel tempo. Oltre alla realizzazione di un recinto bastionato che circondava l’antica reggia, commissionato a Francesco di Giorgi Martini da Settignano, furono avviati, a partire dal 1503 nel periodo vicereale, anche lavori negli spazi interni del complesso monumentale tra cui quelli nella cortina settentrionale.
Tra il 1547 ed il 1550, ad opera dell’architetto Ferdinando Manlio, tale ala del castello venne rifatta a seguito della devastante esplosione della polveriera, nel 1546,che arrecò notevoli danni anche alla Torre del Beverello.
Altresì, radicali trasformazioni furono eseguite nel corso del XVIII secolo, con la ricostruzione della facciata, all’interno della corte, a seguito delle precarie condizioni statiche dei muri perimetrali. Il rivestimento in mattoni con il primo livello scarpato con sopra tre ordini di finestre in piperno, che ancora oggi possiamo vedere, fu terminato nel 1773.
A partire dal 1861, con l’unità d’Italia, si diede inizio al graduale isolamento del castello, nell’ambito della sistemazione della nuova piazza del Municipio, con l’eliminazione della cinta bastionata (1871), il restauro dell’Arco di Trionfo (1902/04) curato da Adolfo Avena, mentre tra dal 1924 al 1934 venne istituita un’apposita commissione municipale al fine di avviare un organico restauro della struttura monumentale secondo l’antico aspetto della reggia aragonese. A Riccardo Filangieri di Candida, segretario di detta commissione, si deve la definizione e la descrizione dei criteri adottati nel corso dei lavori.
Gli attuali spazi delle antisale (contigue alla Gran Sala detta dei Baroni, a seguito della famosa congiura contro Ferrante d’Aragona conclusasi tragicamente nel 1487) sono destinati ad ospitare eventi culturali promossi d’intesa con l’Amministrazione Comunale nell’ambito della valorizzazione del complesso monumentale di Castel Nuovo.
Per gentile concessione del prof. Alfonso Artiaco