Ai napoletani dell'epoca di Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, bastava dire "sotto 'e Finanze" per fornire un'indicazione precisa. Era un'espressione ormai metabolizzata che non era necessario appesantire con gli orpelli degli indirizzi: quartiere, palazzo, numero civico. Come dire "sotto 'o San Carlo", "a San Ferdinando", "in Galleria": bastava così.
"Sotto 'e Finanze" era il marciapiede di via Toledo su cui si allungava il lato superiore di Palazzo San Giacomo, il vasto edificio che aveva ospitato i Ministeri di Stato e, appunto, il Banco e gli uffici finanziari del Regno delle Due Sicilie.
Quel lato di San Giacomo era stilisticamente simile all'altro che si affacciava sulla piazza ma più basso di un piano e con un portone in meno; in compenso godeva della vista sulla strada che Sthendal descrisse come "la più affollata e allegra del mondo". Lungo la facciata le vetrine di diversi negozi: "I ricami di Napoli", la gioielleria "Cinque e De Simone", la calzoleria "Radice", la profumeria "Arène", il bar "Jolanda", solo per ricordarne alcuni.
Tra le vetrine anche l'altro portone, quello di destra, l'imbocco del corridoio-passaggio a vetri che permetteva di uscire direttamente sulla piazza del Municipio. Lì, come raccontano le cronache di quel tempo, una donna vendeva carta da lettere e cartoline accompagnando l'offerta con un incessante ritornello-considerazione: "carta-tela, tela carta; e so' sempe carte; ccà niusciuno vo fà carte; ce vonno 'e carte 'e mille lire pe fà carte; carta-tela; tela-carta".
Così fu fino agli anni Trenta del secolo scorso. Poi, all'approssimarsi della ricorrenza del quarto centenario dalla fondazione del Banco di Napoli, evoluzione del Banco delle Due Sicilie, fu deciso di trasformare e rendere indipendente quella parte di palazzo San Giacomo dove aveva sede l'istituto.
Dal 1939 non ha avuto più significato indicare o darsi appuntamento "sotto 'e Finanze"; con la trasformazione della facciata era scomparsa l'anima di quel luogo, il perchè di quella locuzione.
E forse la venditrice di carta, tornata lì dopo i lavori, avrà pensato smarrita: "ccà nisciuno vo fà carte" poi, senza voltarsi indietro, sarà andata via e stavolta per sempre, anche lei.
Bernardo Leonardi
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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