Potenziare la comunicazione della rete dei beni comuni napoletana sia a livello europeo che locale, intesa sia come insieme dei mezzi e dei contenuti per informare sulle sue attività, sia come strumento per facilitare la sua costruzione e il coinvolgimento attivo delle persone.
Un’auto-narrazione dei beni comuni che a partire dal 2012 costituiscono una rete reale di luoghi della città di Napoli in cui si sperimentano e praticano percorsi di condivisione e di partecipazione diretta. L’uso civico e collettivo urbano, introdotto da questi spazi e riconosciuto dall’amministrazione locale, è un’esperienza studiata e riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Questo racconto offre una prospettiva “fuori dai riflettori”, partendo dal portato emozionale di “abitanti” che vivono gli spazi partecipando in maniera costante alla vita, alle attività e ai ragionamenti nati al loro interno. Le comunità dei beni comuni sono sempre aperte, e il loro continuo fermento politico ruota attorno alla possibilità per ciascuno/a di portare in uno spazio collettivo e orizzontale i propri percorsi di militanza, ma anche e innanzitutto i propri bisogni, desideri e pulsioni. Il punto di vista privilegiato dell’autonarrazione è che un’emozione può indurre all’azione quanto una elaborazione essenzialmente razionale ed oggettiva.
Facilitare le pratiche di co-progettazione, autocostruzione e autorecupero negli spazi autogestiti dalle comunità, precisando che il discorso vada legato anche al tema dell’autofinanziamento, nonché ad un discorso più prettamente urbanistico circa le destinazioni d’uso e di tutela del patrimonio storico.
Il processo di partecipazione di una comunità di abitanti del territorio flegreo che hanno deciso di restituire all’uso pubblico/collettivo uno stabile quasi del tutto abbandonato e in stato di avanzato degrado architettonico, facendolo diventare un “bene comune” attraverso l’insediamento di attività, progetti, iniziative mettendo insieme soggetti di varia natura. La comunità di abitanti del quartiere Bagnoli decide di insistere con l’amministrazione comunale per chiedere e poi ottenere, la totale ristrutturazione dello stabile. La “buona pratica” che gli abitanti e le abitanti hanno messo in atto è da ricercare nella volontà di confronto con le istituzioni cittadine, ma anche nella capacità di proporre soluzioni, condivise promuovendo la partecipazione dell'intera comunità a tutti i momenti di confronto.
- un’indagine dell’esistente quadro normativo in materia di autocostruzione e autorecupero, nonché del panorama delle recenti pratiche sviluppate sul territorio Italiano ed europeo, allo scopo di fornire idee e riferimenti di supporto all’elaborazione di linee guida per apportare innovazioni legislative in materia di autorecupero dei beni Comuni nella città di Napoli;
- una proposta di Linee Guida per l’autorecupero dei beni comuni, con la finalità di supportare l’adozione di un regolamento del Comune di Napoli che favorisca la pratica dell’autorecupero di edifici di proprietà pubblica (o privati ceduti in comodato d’uso) con il coinvolgimento attivo e riconosciuto delle comunità che li abitano e utilizzano per scopi sociali manifesti;
- un assessment di fattibilità su due casi di beni comuni Napoletani (Scugnizzo Liberato ed ex Lido Pola), allo scopo di verificare, insieme ad alcuni rappresentanti delle comunità di abitanti di due beni comuni napoletani, la fattibilità e disponibilità ad applicare il modello proposto nelle linee guida nel concreto delle esperienze in oggetto.
Miglioramento delle capacità e competenze di autofinanziamento delle comunità dei beni comuni.
- 24 ore di corso;
- 46 partecipanti appartenenti a 22 beni comuni e altre organizzazioni non-profit.
- 5 campagne pilota per 5 beni comuni (scarica i piani di fundraising;
- 16 attivisti preparati per la pianificazione di campagne di fundraising;
- 15 incontri e 46 ore di corso con esperti di fundraising;
- 4 assemblee e 1 consultazione online per coinvolgere le comunità dei beni comuni.
Leggi Il fundraising per i beni comuni, una guida che intende fornire alle realtà attive nei processi di riappropriazione, auto-recupero e gestione dei beni comuni indicazioni gli strumenti necessari a sostenere economicamente i progetti di cui sono portatori.
In particolare la guida si propone di: - chiarire cosa sia il fundraising per i beni comuni;
- mettere in evidenza i punti di forza e di debolezza su cui occorre che le comunità dei beni comuni siano consapevoli, per sfruttarli (i primi) e superarli (i secondi); - fornire indicazioni su quei fattori che possono facilitare lo sviluppo del fundraising, guardando non solo alle singole comunità ma alla capacità di queste di fare rete tra di esse e alleanze con altri soggetti.
Miglioramento delle capacità e competenze delle comunità sui temi del mutualismo, della cooperazione e delle modalità relazionali per la co-progettazione, tramite incontri e laboratori.
La ricognizione sui fattori di ostacolo e facilitazione dei processi partecipativi è condotta mediante due attività:
1. l’osservazione durante la fase di consultazione delle 5 comunità circa le azioni di fundraising;
2. una ricognizione di secondo grado mediante la raccolta di informazioni da informatori qualificati interni alle comunità riguardanti i principali fattori di ostacolo e facilitazione incontrati nell’esperienza.
Gli aspetti tematici oggetto dell’osservazione sono:
- le relazioni e la creazione di un clima di fiducia;
- le dinamiche conflittuali;
- le risorse presenti nella comunità e la loro attivazione;
- l’analisi dei bisogni e la identificazione di obiettivi di comunità;
- le responsabilità e i processi di governance.
Il workshop finale, partendo dalla ricognizione di cui al punto precedente e grazie all’intervento di esperti di metodologie di gestione dei processi partecipativi, ha lo scopo di elaborare risposte ai fattori di ostacolo individuati mettendo a sistema le buone prassi sperimentate (fattori di facilitazione).
Il workshop è tenuto da 3 esperti e operatori di processi partecipativi con diversi approcci:
1. community organizing di Diego Galli:
2. processi di co-creazione di Agostino Ritano:
3. intelligenza collettiva di Marianella Sclavi:
Leggi Fare comunità, un prontuario per una più forte ed efficace partecipazione nelle e con le comunità, con indicazioni e suggerimenti per il miglioramento dei processi partecipativi e di co-progettazione dei beni comuni.