Da quarantacinque anni e dall'alto di un piedistallo in pietra lavica, è distaccata spettatrice dell'andirivieni di persone, idee e speranze che ogni giorno si incrociano lungo le scale di palazzo San Giacomo.
Il capo, cinto da una semplice quanto arcaica acconciatura dei capelli, mostra i caratteri stilistici della scultura tardo-ellenistica e sino dal 1594 - anno in cui secondo alcuni studiosi fu rinvenuto nella zona dell'Anticaglia - si disse che il busto marmoreo era quanto rimaneva di un'antica statua raffigurante Partenope.
Essere riconosciuta come ritratto del leggendario personaggio legato alle origini della città non difese la scultura dagli oltraggi del tempo e degli uomini.
Dopo il rinvenimento, il busto fu abbandonato al suo destino e solo in seguito, per interessamento di un tale Alessandro Di Miele, venne decentemente sistemato nella strada di San Giovanni a mare.
Agli inizi del XVII secolo se ne dispose il restauro ma l'intervento fu eseguito con pesanti intonacature e grossolane verniciature; per fortuna il deplorevole stato di "messo a nuovo" svanì col passare degli anni.
I guai non erano finiti: la rivoluzione del 1647 coinvolse anche l'antica statua che, situata a poca distanza dalla piazza del Mercato, subì l'oltraggio delle soldataglie spagnole inferocite contro i rivoltosi, la città ed i suoi simboli. La testa marmorea fu privata del naso ed in tale stato rimase fino agli anni cinquanta dell'Ottocento quando, secondo uno scrittore dell'epoca, "fu restaurata con un nasone posticcio, che avrebbe potuto esser lavorato con perizia maggiore".
Come già avvenuto per le intonacature seicentesche, anche il naso ricostruito non ebbe lunga vita e la scultura tornò a mostrarsi ancora una volta con il volto impietosamente sfigurato.
Durante il secondo conflitto mondiale la zona della Marina e le vicine strutture portuali costituirono un importante obiettivo per i bombardieri che sganciavano sulla città il loro carico di morte e distruzione. Destino atroce: l'antica statua pagò la sua secolare vicinanza alla nevralgica zona del porto subendo ulteriori danneggiamenti a causa degli scoppi e dei crolli.
Nel 1962 la scultura, dopo un ulteriore restauro e l'ennesimo naso nuovo, fu sistemata sul primo pianerottolo dello scalone principale di palazzo San Giacomo, al riparo da piogge acide e smog ma lontana dal fervore della vita di quel popolo che da secoli l'aveva battezzata, con deferente familiarità, "‛a capa ‛e Napule".
Bernardo Leonardi
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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