Ubu c'è da Ubu Roi di Alfred Jarry
traduzione e adattamento di Giuliano Compagno
progetto e regia di Giancarlo Cauteruccio
Un prologo video affidato a Jean Baudrillard e una classe di studenti irriverenti per l'Ubu di Jarry secondo Krypton
Penultimo spettacolo della stagione del Teatro Mercadante, l'atteso allestimento firmato da uno tra i più amati, a Napoli, registi della scena contemporanea: si tratta di Giancarlo Cauteruccio che da giovedì 10 a domenica 13 maggio - per sole quattro sere - presenta con la sua compagnia Krypton lo spettacolo Ubu c'è, da Ubu Roi di Alfred Jarry nella traduzione e adattamento di Giuliano Compagno.
In scena, Fulvio Cauteruccio veste i panni di Padre Ubu, Alida Giardina quelli di Madre Ubu, Daniele Bartolini è Re Venceslao, Zar di tutte le Russie, Roberto Visconti è Capitano Bordure, Bugrelao, Pile, Francesca Cipriani è la Regina Rosmunda, Massimo Bevilacqua è Cotice, Nobili, Magistrati, Finanzieri, Daniele Melissi è Nobili, Magistrati, Finanzieri.
Uno spettacolo corale e tragicomico il cui insensato svolgimento degli avvenimenti, ove mai si distingue il vero dal falso, vede in scena, come attori, Jean Baudrillard con una testimonianza in video, e Giuliano Compagno che dà voce a Guillaume Apollinaire, poeta della modernità e amico di Jarry.
Dopo vari spettacoli beckettiani, il regista Giancarlo Cauteruccio, nel 2004, sceglie un'opera che ha segnato l'origine del teatro moderno: Ubu Roi di Alfred Jarry. Il testo, una perfetta macchina simbolista che irrompe nell'universo teatrale e lo sconvolge, viene rappresentato integralmente nella traduzione e adattamento di Giuliano Compagno, che non ha ritenuto utile nessun eccesso moderno per rappresentare l'irrappresentabile, ritenendo che la parola appartenga comunque agli attori.
L'idea registica prende corpo dalle origini del testo, nato in una classe di liceo di Rennes a cura del quindicenne Alfred e dei suoi amici, i fratelli Charles e Henry Morin e ispirato alla figura del professore di fisica Hébért, di cui vengono irrisi fisicità e incapacità didattica.
Il regista, in omaggio al grande polacco Tadeusz Kantor e alla sua magnifica Classe morta, ambienta Ubu c'è in una classe di irriverenti studenti che agiscono dai loro stessi banchi scolastici, utilizzandoli come vere e proprie protesi dei loro corpi volutamente marionettistici, recependo l'esperienza del secondo montaggio di Ubu al Théatre des Pantins il 20 gennaio 1898 ad opera dello stesso autore. Jarry caratterizzando i personaggi in posa di marionette mise correttamente in questione il ruolo del protagonista e dei suoi comprimari, evidenziandone il profilo grottesco e simbolico. Nell'Ubu di Cauteruccio sullo sfondo della classe, come su un'enorme lavagna luminosa, si materializzano le visioni di un mondo alla deriva dove isteria, sogno e follia si compenetrano. Il regista sparge a piene mani sulla scena volgarità e stupidità ed esagerazione, guidato dalle parole di Jean Baudrillard: "Il principio è quello di esagerare, è in questo modo che la realtà viene demolita."
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