Ponendo uno sguardo all’economia dell’Unione, ecco un argomento importante per chi vuole saperne di più riguardo la proposta della Commissione per la realizzazione della più completa riforma del sistema europeo di coordinamento delle economie, all’indomani della crisi economica e finanziaria.
Alcuni retroscena: dati gli stretti legami economici tra i paesi membri dell’Unione, si è reso essenziale coordinare le loro politiche economiche e fiscali. A tale scopo, il trattato UE richiede che gli Stati membri mantengano il deficit pubblico al di sotto del 3% del PIL, e che mantengano o riducano il debito pubblico al di sotto del 60% del PIL.
Negli ultimi decenni, le regole contenute dai trattati sono state poi integrate da specifiche norme comunitarie per il coordinamento delle politiche economiche e fiscali.
Alcune regole in materia fiscale, però, sono state sospese dal 2020, dal momento che negli Stati membri è sorta la necessità di avviare ambiziose e costose politiche per proteggere l’economia e i cittadini dall’impatto del COVID-19 e della crisi energetica.
Cosa succederà adesso? Dal momento che l’Europa è tornata a crescere, è tempo di tornare alle vecchie regole fiscali. Tuttavia, la situazione è cambiata: i paesi europei hanno ora un debito più elevato e l’attuale requisito di ridurre l’eccedenza oltre il 60% del PIL di 1/20 ogni anno non appare sempre realistica.
E’ sorto, inoltre, un urgente bisogno di investire in maniera significativa nei processi di transizione verde e transizione digitale. Tenendo conto di questi elementi, la Commissione ha pertanto formulato diverse proposte con l’obiettivo di mantenere il debito a livelli sicuri e, al contempo, sostenere la crescita economica in tutti i paesi dell’UE, promuovendo la solidità delle finanze pubbliche e facilitando riforme e investimenti essenziali.
La riforma renderà le norme più semplici, trasparenti e facili da applicare.
(articolo a cura della tirocinante Camilla Sorano)
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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