La chiesa venne edificata alla
fine del XVIII secolo, nell’ambito di una generale risistemazione
dell’antico largo del Mercato, su progetto dell’architetto
militare Francesco Sicuro.
Ci troviamo durante il Regno di Ferdinando
IV, in una fase della storia della città caratterizzata dalla
realizzazione di importanti progetti urbanistici che prevedevano, tra
gli altri, il riordino del largo di Castello (oggi piazza Municipio)
- dove proprio il Sicuro aveva progettato l’edificio della Real
Gran Guardia, oggi scomparso, e il Teatro del Fondo, l’attuale
Mercadante -, di piazza Carlo III, dove si costruiva l’imponente
Albergo dei Poveri, la realizzazione della villa Reale (oggi
Comunale) e, come vedremo, proprio di piazza del Foro Magno, oggi
piazza Mercato.
Un rogo divampato nel 1781, durante il famoso
incendio del campanile del Carmine, che si era esteso distruggendo il
sistema di baracche sorte nella piazza, pose le condizioni per una
generale riflessione sulla forma del grande largo.
Il Sicuro presentò
diversi progetti: uno che avrebbe previsto al centro di una estesa
esedra a due bracci, destinata ad accogliere le botteghe, una grande
fontana monumentale, ma i cui costi per la realizzazione sembrarono
troppo alti, e una seconda versione, risultata vincitrice, che
metteva al centro delle due ali un’elegante chiesa.
L’edificio
sacro nacque dall’esigenza di ricordare la preesistenza di una
cappella intitolata alla Croce, sorta per rievocare il luogo dove era
stato decapitato nel 1268 per volontà di Carlo I d’Angiò il
giovane Corradino di Svevia, erede dell’Impero di Federico II, e di
una piccola chiesa che celebrava le tante anime del purgatorio, circa
47.000, morte durante la peste del 1656 e i cui corpi erano custoditi
in quattro fosse comuni, proprio nella piazza.
Un progetto elegante e
di grande armonia, moderno e al passo con i tempi che, prevedendo la
costruzione di un edificio basso e continuo a forma di mezza luna,
sembra ispirarsi a un modello che aveva un’origine antica, ma che,
alla fine del Settecento, stava avendo una grande diffusione anche
grazie al progetto realizzato in Inghilterra a Bath con il maestoso
Crescent,
opera di John Wood il Giovane, un vero e proprio prototipo di
edilizia abitativa condominiale.
Un modello secondo alcuni anche
pieno di riferimenti simbolici, di stampo massonico, che forse
ritroviamo anche nel progetto di Francesco Sicuro, suggeriti dalla
presenza dei due obelischi con sfingi, altra simbologia massonica,
eleganti elementi di arredo presenti nella piazza che fungevano anche
come abbeveratoi.
Quello che è certo è che il Sicuro sembra voler
assegnare al Largo - luogo nato per il commercio e le attività
artigianali, ma anche teatro di rivolte, esecuzioni, vendette - una
nuova moderna identità in linea con una stagione politica che
cercava di attribuire alla città un volto da grande capitale
europea.
Insomma
non più frutta e sangue!
La
sua ambizione fu tradita dal destino di questo luogo divenuto
nuovamente teatro di rivolte ed esecuzioni durante la Rivoluzione
Napoletana del 1799 e il suo elegante progetto fu soffocato dalla
speculazione edilizia degli anni 50 del ‘900.
La chiesa, parte integrante
del progetto, venne realizzata a croce greca, con una simmetrica
facciata a due ordini, con le statue dei SS. Pietro e Paolo e Eligio
e Gennaro e con una leggera cupola, ricoperta, secondo la moda del
tempo, da embrici colorati.
L’interno
si presenta vuoto dei suoi arredi e degli apparati decorativi. I
dipinti, attribuiti ad Andrea Malinconico e Giacinto Diano, sono nei
depositi di Castel Nuovo.
Sopravvivono
degli altari in marmo gli splendidi angeli reggi mensola, opera di
Angelo Viva, e i poco leggibili lacerti di affresco: due pennacchi
rappresentanti gli evangelisti Matteo e Giovanni e un affresco nel
soffitto che fa da divisorio alla balconata.
All’ingresso,
sul lato sinistro, troviamo la colonna di porfido rosso parte
importante di questa storia.
La cappella con la colonna con la Croce era stata innalzata, secondo la tradizione, nel 1331, da un conciatore di pelli chiamato Domenico Persio [o Punzo, come riportato da altri], che anche aveva, mosso dalla pietà per il giovane erede svevo la cui sorte era rievocata dalla scritta “Asturis ungue, leo pullum rapiens aquilinum. Hic deplumavit, acephalumque dedit” (Il leone artigliando ad Astura l’aquilotto lo rapì qui gli divelse le ali e lo decapitò).
Da quel momento iniziò l’evento che rese la cappella celebre ai napoletani: “Nel suolo di questa cappella osservasi continuamente un portento, e si è che nel mezzo vedesi un circolo continuamente, e di està [estate, ndr] e d’inverno, sempre bagnato, e tutto il rimanente del suolo che li sta d’intorno asciuttissimo, ed il circolo è dove proprio Corradino fu decollato, per dimostrare cred’io che la terra medesima non sappia astenersi di continuamente piangere la morte d’un innocente principe con tanta empietà dannato a morte”.
Di fronte al luogo, sempre Persio avrebbe poi collocato una statua della regina Margherita, madre di Corradino, poi rimossa. Un’altra fonte attribuiva la fondazione della cappella a Carlo d’Angiò, come espiazione per l’atto, certamente giustificato dagli eventi bellici, di aver decapitato un giovane ragazzo.
Orari di visita
La Chiesa è sita in Piazza
Mercato n. 288 ed è visitabile dal martedì alla domenica, festivi
inclusi, dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Contatti
Area Cultura Servizio
Cultura c/o Palazzo Cavalcanti Via Toledo n. 348 (80135 - Napoli) Email:
cultura@comune.napoli.it