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La Commissione adotta il pacchetto infrazioni di dicembre 2024

immagine di una riunione europea

(18.12.2024) La Commissione europea, con l’obiettivo di assicurare la corretta applicazione del diritto comunitario, individua periodicamente possibili violazioni e avvia azioni legali nei confronti degli stati inadempienti sulla base di indagini proprie o di denunce da parte di cittadini, imprese o altri Stati membri. Per il mese di dicembre le decisioni prese in relazione ai procedimenti di infrazione comprendono 21 lettere di costituzione in mora, di cui una supplementare, 18 pareri motivati, di cui uno supplementare. La Commissione ha inoltre deciso di sottoporre 5 cause alla Corte di giustizia dell’Unione europea e di archiviare 69 casi in cui le divergenze con gli Stati membri interessati sono state risolte senza che fosse necessario proseguire oltre nella procedura. 

Abbiamo scelto per voi tre delle procedure di infrazione: in fondo alla pagina il link per approfondire queste e le altre procedure d'infrazione del mese di dicembre 2024. 

La Commissione invita la SPAGNA a garantire la parità di trattamento per quanto riguarda le concessioni costiereLa Commissione ha deciso di inviare un parere motivato alla Spagna (INFR(2022)4121) per il mancato rispetto della direttiva sui servizi (direttiva 2006/123/CE) a causa della proroga di concessioni da parte delle autorità spagnole per la costruzione di strutture permanenti (quali ristoranti o allevamenti ittici) sul demanio pubblico costiero. Secondo la normativa spagnola, infatti, è necessario semplicemente presentare una domanda seguita da un periodo di informazione pubblica di 20 giorni. Al contrario, la direttiva sui servizi stabilisce un obbligo esplicito di ricorrere a una procedura di selezione imparziale e trasparente. Inoltre, in alcuni casi il diritto nazionale prevede concessioni fino a 75 anni, ed è per questo accusato dalla Commissione di applicare diritto preferenziale a favore di operatori storici. Tali concessioni violano anche l’articolo 49 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale stabilisce il divieto di restrizioni alla libertà di stabilimento dei cittadini di uno Stato membro nel territorio di un altro Stato membro. “La libertà di stabilimento importa l'accesso alle attività autonome e al loro esercizio, nonché la costituzione e la gestione di imprese e in particolare di società ai sensi dell'articolo 54, secondo comma, alle condizioni definite dalla legislazione del paese di stabilimento nei confronti dei propri cittadini, fatte salve le disposizioni del capo relativo ai capitali.” Le norme nazionali, infatti, ostacolano l’accesso ai territori a danno di operatori di altri Stati membri e ne imitano indebitamente la libertà di stabilimento. La Spagna dispone ora di due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE. 

La Commissione invita la BULGARIA ad applicare il principio "chi inquina paga" al calcolo della tassa per la gestione dei rifiuti.La direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE quale modificata dalla direttiva (UE) 2018/851) stabilisce il principio “chi inquina paga”, per cui i costi per la gestione dei rifiuti (tra cui raccolta, trasporto, recupero (compresa la cernita) e smaltimento dei rifiuti) devono essere sostenuti dal produttore iniziale o dai detentori attuali o precedenti dei rifiuti. Uno studio del 2019 sugli investimenti necessari nel settore dei rifiuti ha rivelato che la Bulgaria era l'unico Stato membro in cui i costi per la gestione dei rifiuti, sostenuti dai cittadini e dalle imprese, si basavano ampiamente sul valore fiscale della proprietà e non tenevano conto di parametri pertinenti, come la quantità dei rifiuti domestici che vengono generati. Già nel luglio 2023 la Commissione aveva inviato una lettera di costituzione in mora per affrontare la questione, ma l’applicazione delle modifiche previste per la legislazione nazionale è stata rimandata in anno in anno dal 2015 al 2025. L’ultimo rinvio, stabilito nel settembre 2024 prevede l’attuazione delle nuove disposizioni solo a partire dal gennaio 2026. Per questo motivo la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato alla Bulgaria, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'UE.

La Commissione invita la GRECIA e CIPRO a migliorare il trattamento dei rifiutiGli Stati membri dell’UE devono recuperare e smaltire i rifiuti in modo tale da non mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente, vietando l'abbandono, lo scarico o lo smaltimento incontrollato dei rifiuti. Tra le normative UE sul trattamento dei rifiuti ricordiamo la direttiva relativa alle discariche di rifiuti (direttiva 1999/31/CE) e la direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE quale modificata dalla direttiva (UE) 2018/851). La prima fissa per le discariche norme volte a prevenire effetti negativi per la salute umana, l'acqua, il suolo e l'atmosfera; la seconda, invece, impone agli Stati membri di adottare misure per garantire che solo i rifiuti trattati vengano collocati in discarica. Nel pacchetto di infrazioni del mese di dicembre 2024 la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato a Grecia (INFR(2021)2166) e Cipro (INFR(2021)2217) per la non corretta applicazione di tali direttive. È importate sottolineare che tra i mesi di novembre e dicembre 2021 la Commissione aveva già inviato una lettera di messa in mora ai due paesi: alla Grecia per carenze rilevate in 84 discariche e per la mancanza di una rete integrata e adeguata di impianti di gestione dei rifiuti; a Cipro  per non aver garantito che i rifiuti fossero sottoposti a un trattamento adeguato prima di essere collocati in discarica e per la mancanza di impianti ugualmente adeguati e aggiornati rispetto alle migliori tecniche disponibili. Ad oggi la Commissione afferma che la situazione nei due stati resta non conforme alle norme e la capacità dei loro impianti di trattamento dei rifiuti ancora insufficiente. È stato, dunque, stabilito un margine di due mesi per avere una risposta rispetto ai pareri motivati, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire i casi della Grecia e di Cipro alla Corte di giustizia dell'UE. 

(a cura della tirocinante Beatrice D'Esposito)

 
 
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