La scala aerea, un'arrampicata di 40 metri e i Vigili del Fuoco che sistemano il fascio di rose tra le braccia della statua dell'Immacolata, in cima alla guglia protesa verso il cielo. E' la conclusione dell'annuale atto di affidamento della città alla sua principale patrona, una cerimonia dal rituale consolidato: dopo i messaggi delle autorità, il fascio di rose offerto dalla città e benedetto dall'Arcivescovo è affidato a dei Vigili del Fuoco e subito inizia l'emozionante arrampicata. Folla con il naso all'insù, poi applauso liberatorio quando i fiori sono lì, in alto, sullo sfondo del cielo.
Fascia tricolore a tracolla, spetta al Sindaco il compito di rappresentare la città durante la cerimonia che ogni 8 di dicembre, in piazza del Gesù Nuovo, vede l'attenzione di tutti rivolta alla meravigliosa guglia barocca di cui la città è proprietaria da quasi 200 anni.
La costruzione della guglia dell'Immacolata, voluta dal predicatore gesuita Francesco Pepe ed iniziata nel 1747, fu finanziata esclusivamente dalle elemosine dei devoti alla Vergine Maria, ma per effetto del Concordato concluso nel 1818 tra il papa Pio VII e il re Ferdinando I di Borbone-Due Sicilie, la proprietà del monumento fu trasmessa alla città di Napoli.
La cosa passò in sordina e molti anni dopo, quando nel 1831 le condizioni della guglia richiesero interventi a tutela dell'incolumità pubblica, il Decurionato (assemblea simile all'attuale Consiglio comunale) affermò che proprietari del monumento, per quanto si sapeva, erano i padri gesuiti e quindi le spese per il restauro spettavano a loro. Naturalmente tutto si arenò.
L'anno seguente, aggravatasi la situazione di pericolo, ci pensò il re a porre fine alla questione: i lavori furono eseguiti e messi a carico dell'Amministrazione cittadina; il sovrano ricordò a tutti che "ai termini del Concordato del 1818 i Padri Gesuiti sono decaduti dall'antico diritto di proprietà, e (...) la proprietà della Guglia è stata trasmessa alla Città".
Bernardo Leonardi