Comune di Napoli - Festa di Piedigrotta: il musical
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Festa di Piedigrotta: il musical

un momento dello spettacolo con artisti che danzano sul palco

Per i 120 anni della nascita di Viviani ritorna il grande musical

Festa di Piedigrotta
Versi prosa e musica di Raffaele Viviani
 
cortile del Maschio Angioino
da venerdì 5 a domenica 7 settembre ore 21.30

 
 
Sculture e spazio scenico
Lello Esposito
Raffaele Di Florio
 
Musiche di Raffaele Viviani
elaborate da
Eugenio Bennato
Coreografie
Ettore Squillace

Regia
Nello Mascia
 
 

"Nella Villa comunale scintillante di luci e di colori si scatena la "millenaria festa pagana" di Settembre, la Piedigrotta partenopea che, con i suoi carri, le sue allegre cavalcate, le variopinte luminarie , l'ammuina, costituisce per i fidanzati l'occasione buona e fa nu poco 'e scostumate. Soprattutto è la festa della canzone, dei carri allegorici e della folla tumultuante, sapientemente affiatata e coordinata dall'autore che comunica spontaneità e naturalezza a piene mani. Viviani compie una operazione fotografica dal vero, filtrata dai suoi ricordi giovanili della Festa, rivelandosi autore ed attore ineguagliabile."

La musica. Protagonista assoluta. Tanto da codificare l'opera come il primo vero musical italiano. Brani dalla forza espressiva prorompente. La memoria. La testimonianza viva di quella che fu la Festa più famosa, più amata dal popolo napoletano. La descrizione rapsodica di una umanità appena uscita dalla tragedia di una guerra devastante. Una umanità ancora ferita, monca, disorientata, eppure con una grande urgenza di vivere.

La ricerca di un altrove. Tutte le feste popolari rimandano inevitabilmente ai riti dionisiaci. La linea di confine fra ragione e follia. Forse è un po' troppo avventuroso il parallelo Festa di Piedigrotta - Baccanti. Ma non è del tutto incauta la ricerca di una matrice comune o almeno di motivi di similitudine fra la tragedia di Euripide e l'opera vivianea.

L'educazione malavitosa. Tema apparentemente marginale dell'opera. Ma che mi appassiona per la sua attualità. Lo scugnizzo come simbolo di una gioventù abbandonata. Già impegnato in attività illecite con l'innocente candore della spensieratezza, ma con la concreta urgenza della necessità.
Lo stadio successivo è quello dei "bazzarioti". Non più adolescenti, non ancora adulti. Già più crudeli. Più truci. Già maturi all'affiliazione alla malavita vera e propria. E' questo l'aspetto più dolente e politicamente più significativo dell'opera.