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Mostra fotografica di Lina Pallotta

Nessuna più!

sabato 13 dicembre ore 16.00
Sala Carlo V del Maschio Angioino - Napoli
Inaugurazione mostra fotografica e dibattito

Dibattito sul tema del femminicidio messicano con:
Marisela Ortiz - dell'Associazione Nuestras Hijas de Regreso a casa di Ciudad Juarez
Goffredo Fofi - critico e saggista
Lina Pallotta - fotografa
Modera il dibattito Maurizio Braucci - scrittore

Mostra fotografica di Lina Pallotta:
BASTA lavorare e morire sul confine messicano

Antonella Monetti leggerà brani da "Ossa nel deserto" di Sergio González Rodríguez.
La mostra fotografica resterà aperta fino al 25 gennaio 2009.

Dal 13 dicembre al 25 gennaio Lina Pallotta espone "BASTA lavorare e morire sul confine messicano", quaranta immagini selezionate dall'autrice, tra quelle realizzate nei numerosi soggiorni in Messico, per raccontare di donne che 'lavorano e muoiono' in una terra di frontiera e di paradossi. La mostra, accompagnata dalla proiezione dei documentari 'Bajo Juarez' di A. Sanchez e J. Cordero e 'Maquilas' di G. Gaudino e I. Sandri, è parte di un'iniziativa internazionale fortemente voluta dalle associazioni messicane che da anni si battono per fermare il femminicidio, per rompere l'isolamento, il silenzio ed il tempo in cui, ancora, questo crimine si compie.

"Nuestras hijas de regreso a casa"di Ciudad Juárez e "Justicia para nuestras hijas"di Chihuahua sono le 2 maggiori associazioni di familiari delle vittime del feminicidio che in 14 anni ha causato oltre 400 morti. Giovani di età compresa tra gli 8 e i 30 anni rapite nel pieno centro di queste due città messicane, sparite nel nulla o ritrovate morte a distanza di tempo, con segni di torture e violenze sessuali. Il 1993 è l'anno in cui questa vicenda è stata resa pubblica... Finora nessuna verità è stata raggiunta e la lotta delle donne dello stato di Chihuahua continua al grido di "Ni una mas" non una di più. Campagne stampa internazionali e la pressione dei nostri governi su quello messicano, possono aiutare ad interrompere il feminicidio dello stato di Chihuahua.

All'apertura della mostra interverrà la leader dell'Associazione "Nuestras hijas de regreso a casa" di Ciudad Juárez Marisela Ortiz - che vive ancora oggi sotto scorta per le minacce di morte ricevute a causa della sua attività di denuncia e di lotta - per un incontro con le donne e le associazioni napoletane impegnate contro il femminicidio nel mondo. Insieme con Marisela Ortiz, Goffredo Fofi, Maurizio Braucci e la stessa Lina Pallotta.
Il dibattito sarà introdotto dalla lettura di brani tratti da "Ossa nel deserto" di Sergio Gonzáles Rodriguez (Edizione Adelphi) a cura di Antonella Monetti.

L'iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno di un nucleo di donne napoletane che hanno dato vita ad un comitato di accoglienza e di promozione dell'evento

Lina Pallotta - fotografa campana che vive tra Roma e New York dove si è diplomata in Fotogiornalismo all'International Center of Photography -, inizia questo viaggio a Piedras Negras, una piccola città sul confine messicano con il Texas, per la prima volta nel 1994. Con la collaborazione di Julia Quinones, un'assistente sociale che, dopo l'esperienza della fabbrica, lavora con le donne delle maquilas, Lina è riuscita a conquistare la fiducia di queste operaie e ha iniziato a documentare la loro vita privata. L'inchiesta si sposta poi a Tijuana e a Ciudad Juarez per continuare a esplorare le contraddizioni e i conflitti di questa area di confine comunemente nota come "La LINEA". Un intenso percorso fotografico di testimonianza e denuncia dell'impatto violento della globalizzazione su realtà come quella di Ciudad Juarez, polveroso e devastato luogo di passaggio tra Messico e Texas, con solo il Rio Bravo a dividere i due mondi, quarta città più popolata del Messico, sede di oltre quattrocento maquillas ma anche di uno dei più potenti e violenti cartelli di narcotrafficanti, quello della famiglia Carrillo Fuentes. La città dove centinaia di giovani donne sono state rapite e poi ritrovate con i corpi seviziati e mutilati. Una mattanza ininterrotta che non è mai riuscita ad avere la giusta attenzione mediatica. La vita delle famiglie di queste donne non è mai stata documentata così da vicino. L'obiettivo di Lina inquadra maternità, feste religiose, semplice vita domestica, lavoro in fabbrica. Le scansioni di una vita normale che qui assumono i contorni di tragici destini in agguato. Ogni giorno potrebbe essere l'ultimo, una volta lasciata la propria casa e i propri affetti il rischio di non rivederli mai più diventa sempre più alto.

Per informazioni sul femminicidio in Messico
www.mujeresdejuarez.org
http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.com

http://espanol.geocities.com/justhijas/

http://dianawashingtonvaldez.blogspot.com/

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