Venerdì 17 aprile 2009, presso il Museo del Mare di Napoli, via di Pozzuoli, 5 (Bagnoli), alle ore 9,00 è stata inaugurata la mostra foto-documentaria "Da scugnizzi a marinaretti. L'esperienza della Nave-Asilo Caracciolo" a cura di Antonio Mussari e M. Antonietta Selvaggio.
La mostra, che terminerà il 31 maggio 2009, attraverso materiali fotografici inediti e fonti d'archivio, ricostruisce l'originale esperimento educativo che ebbe luogo a Napoli tra il 1913 e il 1928, richiamando l'attenzione e l'ammirazione di studiosi e di esperti da tutto il mondo.
Il metodo pedagogico di Giulia Civita Franceschi, direttrice della Nave-Asilo, sottrasse alla strada oltre 750 "scugnizzi", restituendoli a una vita sana e dignitosa.
La rievocazione di questa straordinaria esperienza rientra nel più ampio progetto del Museo del Mare "Per recuperare la memoria marinara di Napoli", tema - questo - oggetto del Convegno nazionale di studi, che si è tenuto sempre il 17 aprile nella sede del museo. Studiosi di diversi atenei e centri di ricerca partecipano con contributi che vanno dall'importanza del patrimonio culturale immateriale relativo al mare e ai suoi mestieri, alla rilevanza del mare nella storia ambientale, alla fenomenologia sociale delle popolazioni marittime nella lunga durata, alla identità mediterranea tra incontri e conflitti, all'istituzione delle Navi-Asilo in Italia sul modello delle training ships inglesi.
L'assessore Raffa intervenuto ai lavori, anche per portare il saluto del sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
"Nei primi decenni del secolo scorso, la nave Caracciolo ha dato la possibilità a 750 tra orfani e ragazzi di strada di dare una svolta alla propria vita divenendo marinai e tecnici apprezzati dagli armatori italiani. Trovo lodevole che il Museo del Mare, con il patrocinio della Regione Campania, del Comune e della Provincia di Napoli, abbia deciso di dedicare una mostra fotografica a quella fantastica esperienza che fu portata avanti da una donna coraggiosa come Giulia Civita Franceschi. Credo che al giorno l'iniziativa di recupero dei ragazzi cosiddetti "a rischio" possa essere in piccola parte replicata grazie alla riscoperta degli antichi e tradizionali mestieri, ad esempio, nell'ambito dell'artigianato. Proprio su questo tema, in collaborazione con l'assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Napoli, Gioia Rispoli, stiamo mettendo a punto un progetto di formazione, orientamento e autoimpiego nel settore artigianale che consentirà a circa 80 ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di avere un contatto diretto con le piccole imprese del settore. Si tratta certamente di una goccia nel mare, ma può essere considerato come parte di un processo di recupero e di rivalutazione dell'artigianato che stiamo avviando in diverse parti della città. Pensiamo ad esempio al Centro Storico che da qui a breve sarà teatro di un vero e proprio Polo del Sacro e della Cerimonia. Ciò sarà reso possibile anche dalle positive esperienze del Borgo Orefici e di San Gregorio Armeno, che sono state in questi mesi oggetto dell'attenzione di esperti del settore. Ricordo infatti che Aldo Bonomi, editorialista e studioso dello sviluppo locale, nel giorno di Pasqua ha pubblicato su "Il Sole 24 Ore", nella rubrica da lui curata una riflessione su Napoli ed in particolare sul Borgo Orefici.